Post by alessio.soglianiMa perchè spesso, nei libri di fisica e di matematica del liceo si dice
genericamente che "delta x" è una quantità "finita" mentre "dx" è una
quantità infinitesima, salvo poi, una volta introdotto il differenziale,
dimostrare che delta x = dx ???
Infatti ll differenziale così come introdotto "al liceo" viene definito
semplicemente come prodotto fra la derivata (in un punto...) e un
incremento delta x.
Poi, come esempio, si calcola il differenziale della funzione y = x,
arrivando a delta x = dx.
C'è evidentemente quelche passaggio logico che non capisco, ma non
riesco a saltarci fuori.
Secondo me il problema centrale sta nel pessimo uso, senza spiegazioni,
dei termini "finito" o "infinitesimo" di una certa tradizione didattica
di fisici che probabilmente l' hanno ereditata in modo acritico da un
passato remoto...
Infatti l' uso del termine infinitesimo (finito sta per "non
infinitesimo") in modo subdolo (perché nessuno lo ammette
esplicitamente) riprende in modo ingenuo il fossile degli infinitesimi
in atto della preistoria dell' analisi.
Ora, lasciando da parte la possibilità di dare una veste rigorosa agli
infinitesimi all' interno dell' analisi non standard (se ne era
parlato su questo NG non molto tempo fa), si può mettere la storia dei
differenziali in forma coerente e rigorosa a patto di dimenticare l'
accezione naif del termine infinitesimo.
Nell' analisi standard post-Cauchy, l' aggettivo infinitesimo ha
cittadinanza ma solo per indicare una quantità che ha limite zero. Si
può parlare p.es. di successione infinitesima per indicare che la
successione ha limite zero o di funzione infinitesima per indicare
anche in questo caso che il limite è zero.
Fatta questa premessa sugli infinitesimi, veniamo ai differenziali.
Per ogni funzione definita nel sottoinsieme X di R e derivanbile nel
punto x0, si può definire differenziale della funzione f in x0 l'
applicazione che a ciascun x appartenente a R associa il numero
f'(x0)(x-x0). Volendo, si può utilizzare l' abbreviazione Delta x per
x-x0 ma vedi bene che si tratta di una normale differenza tra reali che
può assumere valori arbitrari (grandi o piccoli).
Un modo per indicare questa applicazione (il differenziale) è mediante
il simbolo df ma la notazione non è delle più felici (mancando
riferimenti a x e x0).
Dalla definizine di differenziale e da questa notazione, segue che data
l' applicazione x ->x, si può dare significato all' affermazione dx
= Deltax. Da notare però che non si sta uguagliando nessuna quantità
finita a quantità infinitesime o oltri orrori simili. Si sta solo
dicendo (con una notazione non bellissima) che il differenziale di x->x
coincide, per ogni punto x0 con la funzione (x-x0).
Dove entrano allora gli infinitesimi o gli "incrementi piccoli" della
tradizione dei fisici ? Nell' uso che si fa frequentemene in fisica del
cosiddetto teorema del differenziale.
Il teorema afferma che per ogni funzione derivabile in x0 la differenza
tra f(x)-f(x0) e df=f'(x0)(x-x0) va a zero (in valore assoluto) più
rapidamente di (x-x0).
Questo significa che per funzioni di questo tipo, il differenziale
costituisce la migliore approssimazione alla funzione nell' intorno di
x0. Ovvero, ritrovando la tradizione dei fisici, per x
sufficientemente prossimi a x0 (i famosi dx infinitesimi) sostituire df
a Delta f = f(x)-f(x0) corrisponde ad un errore che va a zero più
rapidamente di (x-x0).
Giorgio