Discussione:
M. Kline, Matematica: la perdita della certezza
(troppo vecchio per rispondere)
Arcobaleno
2008-05-22 21:49:51 UTC
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Qualcuno di voi ha letto/sfogliato questo libro del grande matematico
Morris Kline?
Io l'ho letto tempo fa, e mi farebbe piacere parlarne con qualcuno che
conosce questo libro.
Pangloss
2008-05-24 07:17:50 UTC
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Post by Arcobaleno
Qualcuno di voi ha letto/sfogliato questo libro del grande matematico
Morris Kline?
Io l'ho letto tempo fa, e mi farebbe piacere parlarne con qualcuno che
conosce questo libro.
Ne ho una copia sottomano, ma la lessi circa vent'anni fa.
E' un libro divulgativo di alto livello. Ricordo di averlo trovato molto
interessante, ma non condivido la tesi empirista della matematica che
Kline (da buon americano pragmatico) sembra caldeggiare.

PS: Riaprendo il Kline a caso sono incappato in una boutade ironica di
Heaviside (un fisico geniale ma poco incline al rigore formale), che cito
qui perche' dovrebbe piacere a Radicale:
"La logica e' invincibile perche' per sconfiggere la logica bisogna usare
la logica."
--
Elio Proietti
Valgioie (TO)
Arcobaleno
2008-05-24 10:09:16 UTC
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Post by Pangloss
E' un libro divulgativo di alto livello. Ricordo di averlo trovato molto
interessante, ma non condivido la tesi empirista della matematica che
Kline (da buon americano pragmatico) sembra caldeggiare.
Più che tesi empirista la sua è una tesi che si riallaccia ai fatti, e
cioè a cosa è stata la storia del pensiero matematico. Lui vede che un
Gauss per es. era prima di tutto un astronomo, e così fa per tanti
altri grandi matematici.

Per convincersene, basta vedere cosa dice della superiorità della
matematica greca rispetto a quella di altre civiltà coeve. Non è
contro all'astrazione o alla generalizzazione. Ma è contro a quella
perdita di contatto con la "sostanza" da cui si ricavano astrazioni e
generalizzazioni.
Spesso, se noti, fa sue le tesi di Weyl.

Il periodo durante il quale egli fu attivo, vide un dilagare di
matematica astratta, cioè una matematica che era divenuta pura arte.
Il suo punto di vista è equilibrato a mio parere, e cioè cerca di
preservare questa disciplina da due opposti estremismi.
1. Pensare che la matematica sia fisica, ma non lo è.
2. Pensare che la matematica sia pura invenzione, come l'arte.

In questo senso si oppone tanto ad un'empiria stupida quanto ad
un'astrazione che non conduce da nessuna parte.

Per quanto riguarda poi il suo utilitarismo, io penso che questo sia
solo didattico. Non dimentichiamo che è stato un matematico e non un
fisico.
Fosse stato un fisico sperimentale di mestiere, allora potrebbe venire
pure il dubbio. Ma è stato un matematico.
Lui la pensa come Poincaré, come Hilbert, come Gauss, Cauchy, come
Euler. Insomma, vede quel legame tra fisica e matematica che non ha
senso eliminare, perché è un fatto storico. Ma sa vedere anche il
legame tra logica e matematica.

D'altra parte non fa altro che esaminare le varie teorie
fondazioali(intuizionismo, logicismo, formalismo ecc) e le spiega al
lettore con rigore e semplicità.

A mio parere è un libro di grande spessore, e mostra tutta l'enorme
cultura matematica di quest'uomo.

E' la seconda parte del libro ad essere molto importante per chi vuole
iniziarsi (o anche approfondire) alle tematiche sui fondamenti.

Se poi uno vuole leggersi solo i dogmi del Mendelson per es. può
sempre farlo. Ma non ci capirà mai un tubo:)

Ciao
A.
Pangloss
2008-05-25 14:02:22 UTC
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Post by Arcobaleno
Il periodo durante il quale egli fu attivo, vide un dilagare di
matematica astratta, cioè una matematica che era divenuta pura arte.
Il suo punto di vista è equilibrato a mio parere, e cioè cerca di
preservare questa disciplina da due opposti estremismi.
1. Pensare che la matematica sia fisica, ma non lo è.
2. Pensare che la matematica sia pura invenzione, come l'arte.
Beh, anche l'arte non mi sembra pura invenzione...
Forse hai ragione, ho letto Kline molti anni fa e potrei ricordare male.
Mi era parso di notare un accanimento eccessivo contro la "matematica
pura" ed una sottovalutazione dell'esigenza epistemologica moderna di
distinguere la matematica (anche applicata) dalle scienze naturali.
Post by Arcobaleno
Per quanto riguarda poi il suo utilitarismo, io penso che questo sia
solo didattico.
A me sembrava un atteggiamento piu' filosofico che pedagogico, comunque
a mio parere il pragmatismo ha piu' che altro rilevanza politica.
Il ricercatore, il matematico, il mistico ecc., tutti sono liberi di
seguire i propri interessi, infischiandosene dell'utilitarismo, a patto
che non pretendano di essere finanziati per il loro esclusivo piacere.
Se qualcuno batte cassa per costruire il ponte sullo stretto di Messina
o per effettuare grandiose ricerche sulla congettura di Riemann, qualche
paletto ai programmi sara' opportuno fissarlo.

Ciao.
--
Elio Proietti
Valgioie (TO)
Arcobaleno
2008-05-25 20:37:50 UTC
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Post by Pangloss
Forse hai ragione, ho letto Kline molti anni fa e potrei ricordare male.
Mi era parso di notare un accanimento eccessivo contro la "matematica
pura" ed una sottovalutazione dell'esigenza epistemologica moderna di
distinguere la matematica (anche applicata) dalle scienze naturali.
<<La concezione della matematica che Kline pone alla base dellla sua
indagine storica è esposta con chiarezza nella prefazione dell'autore.
Nono altrettanto chiaramente è indicato il bersaglio polemico contro
il quale egli lancia i suoi strali acuminati ogni qualvolta gliene si
presenti l'occazione.

Ma il lettore non tarderà a scoprirlo da solo. Non commetteremo percio
nessuna colpevole indiscrezione rilevandolo fin da adesso.

E' la new mathematics, cioè quella concezione della matematica che ne
esalta al massimo gli aspetti astratti introdotta alla fine degli anni
'30 dal gruppo di matematici francesi che si celava sott lo pseudonimo
di Nocolas Bourbaki e contro il cui uso nell'insegnamento della
matematica Kline scrisse un celebre pamphlet intitolato
significativamente Why Johnyy can't add: the failure of the new math.
[...]

Non c'è dubbio però che il delirio astrattivo a cui abbiamo assistito
negli anni '50 e '60 dovesse suscitare una salutare inversione di
tendenza, ed è significativo che cio si sia verificato più o meno
proprio a partire dall'anno di pubblicazion(1972) del volme di Kline,
il cui bersaglio dichiarato perciò risulta oggi essere pressocché
totalmente scomparso.>>

Tratto da M. Kline, Storia del pensiero matematico, 1991, Einaudi,
pagine della prefazione del traduttore dell'opera Alberto Conte.

Ciao
A.

p.s. Questo è il punto di vista di Conte. Io ho già detto come la
penso.

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